In tema di salute si può tranquillamente dire che ognuno, in base alla propria esperienza ed alle proprie esigenze, ha la sua buona ragione. Diverso il discorso per la sanità, settore da sempre sotto osservazione, tanto per usare un termine in linea. Partiamo con quanto prevede la carta costituzionale che nell'Articolo 32 recita: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti...». Quindi la #tutela della salute, passando per un apparato sanitario pubblico sempre più spesso inadeguato (tengo a precisare non per "colpa" degli operatori, quanto per la burocrazia che ne detta norme e tempi divenuti biblici) è un #diritto. E i cittadini/pazienti? Palese è il fatto che ondeggiano fra due poli opposti: quelli che ne fanno un uso sproporzionato (non credo serva andare in Pronto Soccorso per un unghia incarnita...) e coloro che non danno il giusto peso ad eventi traumatici o sintomi che necessiterebbe di un intervento urgente. Giusto e doveroso puntare sulla prevenzione, come altrettanto giusto affidarsi al proprio medico di famiglia che indichi il percorso migliore da adottare. Ma perché allora il dibattito continua.? Perché i casi di malasanità si registrano di continuo? Perché i tempi di attesa si allungano e per sveltire si deve ricorrere a strutture private? Perché (e mettiamoci pure una volta anche dalla parte degli operatori sanitari) spesso si lavora in situazioni stressanti e sottodimensionato? Non posso certo dare una risposta, forse nessuno può. Tantomeno la politica (quella della burocrazia e, spesso, dell'inesperienza nel settore specifico).