2016/2019... Come si cambia!
Una storia che la dice lunga su come cambiando posizioni (da minoranza a forza di governo) cambino anche gli obiettivi...
Questa è solo una storia "limitata" ad un punto nascita (quello di Arco) chiuso nel 2016 quando la Lega (ai tempi ancora Lega Nord) poteva contare in consiglio provinciale sulla sola presenza di Maurizio Fugatti.
Ma da allora ad oggi quante cose sono cambiate...
Nel marzo 2018 approdano in Parlamento quattro leghisti trentini. Lo stesso Fugatti (che andrà a ricoprire il ruolo di Sottosegretario al ministero della Salute) affiancato da Diego Binelli, Vanessa Cattoi, Stefania Segnana e Giulia Zanotelli. Saranno proprio loro, in sede romana, a riproporre il tema punti nascita auspicando un intervento per la riapertura (che arriverà solo per Cavalese e non per loro intervento ma per precedenti interventi della giunta provinciale trentina di Rossi).
Poi arriva, anche per il Trentino, il cambio della guardia.
Vince la Lega (non più Nord!) che con la presidenza di Fugatti vedrà la nomina di Assessore Provinciale alla Salute proprio della Segnana (oltre che della Zanotelli nel settore Agricoltura). Rimarranno a Roma la Cattoi (che rinuncia allo scranno in Trentino) e Binelli (che non era candidato in provincia ad ottobre 2018).
Ma i cambi non sono solo questi... Saranno anche sulle scelte!
Ripercorriamo il percorso dei punti nascita con la mera cronaca riportata dai media locali.
Non serve certo aggiungere commenti, perché le tappe (guardiamo bene la cronologia) sono anche troppo chiare!
27 giugno 2016.
Anche la Lega nord esprime il proprio disappunto per la chiusura del punto nascite all’ospedale di Arco. Fugatti punta il dito sulle volontà politiche trentine troppo legate ai voleri di Roma.
21 gennaio 2017
Nuovo presidio fuori da un ospedale per i consiglieri provinciali Manuela Bottamedi, Claudio Cia e Maurizio Fugatti, che dopo la loro recente visita a Cavalese ora intervengono anche ad Arco.
In Consiglio provinciale si è tornato infatti a parlare di punti nascita, con Maurizio Fugatti (Lega nord Trentino) che ha evidenziato come il 23 dicembre 2016 la Regione Veneto abbia richiesto con propria delibera una deroga per diversi punti nascita, e che qualora venisse accolta “farebbe scuola” anche in Trentino, visto che tale deroga è stata richiesta anche per situazioni con 120 parti all’anno, come a Pieve di Cadore o 170 come Asiago. Arco con 380 parti e Cavalese con 250 parti sarebbero ben al di sopra questi numeri.
7 aprile 2017
Ad Arco scende in piazza la Lega Nord di Arco per protestare contro la gestione provinciale della sanità denunciando come i tagli, gli accorpamenti e i ridimensionamenti che si stanno e si sono predisposti sono da imputare a una chiara volontà politica. «Siamo davanti a questo ospedale - ha dichiarato il segretario cittadino Nicoletta Malfer (ex dopo le dimissioni di fine 2018!) - per protestare contro la chiusura del punto nascite, contro il ridimensionamento delle guardie mediche e per la recente notizia della chiusura del reparto di riabilitazione. Un altro fiore all’occhiello della struttura arcense che finirà il proprio operato a causa di quella che non possono più nasconderci essere una chiara scelta politica».
3 aprile 2018
Segnana (Lega): “Ora difenderemo in Parlamento i punti nascite”
La Lega – ricorda Segnana – da sempre è vicina agli abitanti delle valli dove sono stati chiusi i punti nascita, a partire da quello di Borgo nel 2006 e a seguire quello di Arco, Tione e Cavalese. A livello provinciale, dove è giusto ricordare che la Lega è all’opposizione, ha presentato più volte interrogazioni, proposte di mozione e emendamenti, tutte proposte bocciate dal centro sinistra autonomista guidato dal Patt, per richiederne l’apertura con una certa urgenza”.
Segnana ricorda che la responsabilità per la vicenda è attribuibile al centrosinistra autonomista trentino che nella scorsa legislatura aveva a Roma alcuni importanti e conosciutissimi rappresentanti sia al Senato che alla Camera.
12 aprile 2018
Lega: «Deroga per riaprire il punto nascita di Arco»
I parlamentari della Lega del Trentino, che hanno preso in mano la questione dei punti nascita fin dal loro primo giorno a Montecitorio, hanno rivolto ieri un’interrogazione al Ministro della salute, chiedendogli di “predisporre tutti gli atti al fine di prevedere una deroga per il ripristino dell’attività del punto nascita di Arco e così di tutelare il bene primario della salute dei cittadini”.
Nell’interrogazione, i deputati Vanessa Cattoi, Maurizio Fugatti, Diego Binelli, Stefania Segnana e Giulia Zanotelli lamentano “l’inerzia della Provincia di Trento nella predisposizione della documentazione necessaria alla richiesta di deroga per i punti nascita di cui è stata chiesta la chiusura”.
Secondo i parlamentari leghisti, Arco e Tione potrebbero ottenere la deroga viste le particolarità Geografiche del bacino di utenza
9 maggio 2018
Mentre fremono le trattative per la formazione di un nuovo governo, i deputati trentini della Lega non perdono tempo e indirizzano l’ennesima interrogazione sui punti nascita – tema a loro molto caro – al Ministro della Salute.
Il pressing dei leghisti sul titolare della Salute non allenta. Nella loro interrogazione chiedono “se il Ministro non ritenga di adottare tutte le misure possibili per prevedere una deroga per il ripristino dell’attività del punto nascita di Arco, al fine di tutelare il bene primario della salute dei cittadini”.
Gli Onorevoli Vanessa Cattoi, Maurizio Fugatti, Diego Binelli, Stefania Segnana e Giulia Zanotelli lamentano “l’inerzia della Provincia di Trento nella predisposizione della documentazione necessaria alla richiesta di deroga per i punti nascita di cui è stata chiesta la chiusura, Arco e Tione”.
4 aprile 2019
Analizzare i dati relativi ai parti degli ultimi tre anni al fine di valutare se vi siano le basi per chiedere al Ministero della Salute la riapertura del punto di nascite di Arco. Questo l’impegno che il presidente della Provincia e l’assessore alla salute si sono presi oggi incontrando a Trento i rappresentanti del Comitato “Salviamo il Punto Nascite di Arco”. Non nascondendo le difficoltà, legate sia ai parametri previsti a livello nazionale (500 parti all’anno) sia alla difficoltà nel reperire i pediatri, presidente ed assessore hanno ribadito la volontà di intraprendere un percorso che possa portare alla potenziale riapertura, considerando anche che, alla Commissione Salute della Camera, si è posto il tema di una revisione dei criteri, in virtù del calo generalizzato delle nascite.
Maggio 2019
È arrivata il 30 aprile sulla scrivania del direttore generale dell’Azienda sanitaria, Paolo Bordon. Una lettera firmata dall’assessora provinciale alla Sanità Stefania Segnana che chiede un piano di efficientamento che porti nel giro di quattro anni a ridurre di 120 milioni in totale (10 nel 2020, 20 nel 2021, 40 nel 2022 e 50 nel 2023) la spesa per la sanità.
Segnana spiega che «l’attuale dinamica di spesa è insostenibile» e chiede anche che i tagli incidano sul nuovo modello organizzativo dell’Azienda sanitaria e che, quindi, tutta la macchina si adegui al fine di arrivare a una sostanziale riduzione della spesa annuale.
30 maggio 2019
Le minoranze in Consiglio Provinciale puntano ora il dito contro la Giunta Fugatti in merito alle affermazioni rilasciate in aula dal presidente sulle difficoltà ritenute oggettive e le promesse in campagna elettorale di riaprire i centri chiusi.
"Non abbiamo mai detto - ha spiegato il presidente incalzato dalle opposizioni - che avremmo certamente promesso di riaprire i punti nascite di Tione e Borgo, mentre per Arco abbiamo chiesto uno studio sulla potenziale natalità nell'area per capire se ci sono gli estremi per ipotizzare una deroga. Detto questo dovrebbero comunque cambiare i criteri a livello nazionale, altrimenti è difficile ottenere il via libera, la normativa vigente non consente deroghe. C'è poi il dato di fatto della carenza di medici, pediatri e anestesisti. E parla un presidente della Provincia che da sottosegretario ha riaperto il punto nascite di Cavalese".
"Le affermazioni del presidente non corrispondono al vero - proseguono le minoranze - come si può leggere nella risposta ministeriale all'interrogazione di Vanessa Cattoi della Lega".
Un documento che potrebbe aprire qualche margine di manovra in sede di Comitato nazionale.
"[...] Possono optare - si legge nella risposta - anche per scelte programmatorie relative alla riorganizzazione dei punti nascita che non tengano conto di quanto dettato dall'accordo del 16 dicembre 2010 e del conseguente parere espresso dal Comitato percorso nascita nazionale. In tal caso, dovranno assumersi la responsabilità di garantire, presso punti nascita non in linea con quanto dettato dalle norme in vigore, non solo efficienza, efficacia ed economicità dell'assistenza, ma soprattutto qualità e sicurezza per la madre e il neonato".
(trafiletti estratti da articoli pubblicati dagli organi di stampa nella provincia di Trento)
Ora ciò che si chiede è semplicemente che si dicano le cose come stanno. Fin dove può davvero intervenire la politica trentina, e quanto è inderogabile il dettame romano.
In Veneto, che pur non gode di autonomia (purtroppo), sono riusciti a mantenere aperti punti nascita di territorio seppure con numero di parti inferiore a quelli indicati da Roma.
E poi rimane il dubbio che quel taglio di 120 milioni si abbatta non tanto sulla parte burocratica della sanità trentina, quanto a discapito dei servizi. Non è molto chiaro nella missiva dell'assessore Segnana.
120 milioni in totale (10 nel 2020, 20 nel 2021, 40 nel 2022 e 50 nel 2023) che colpiranno la spesa per la sanità trentina.